Tragedia di Lavagna, Ricciardi, Melis, Vergassola (Prc): “Il proibizionismo uccide, solidarietà alla famiglia del sedicenne”

16 febbraio 2017, by  
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Un ragazzo di sedici anni si è gettato dal balcone di casa mentre nell’abitazione era in corso una perquisizione della Guardia di Finanza. È successo a Lavagna. In quel momento era presente la madre. Secondo quanto appreso il sedicenne, incensurato, si è gettato dal balcone di casa dopo avere ammesso alla Guardia di Finanza di possedere 10 grammi di hashish.

Il proibizionismo uccide“, è quanto dichiarano in un nota Jacopo Ricciardi, Matteo Melis della segreteria regionale di Rifondazione Comunista e Filippo Vergassola dell’esecutivo nazionale dei Giovani Comunisti.


Il proibizionismo” – continuano gli esponenti di Rifondazione – “le leggi che penalizzano e criminalizzano i consumatori, un approccio sempre e solo ideologico al tema del consumo di sostanze, l’assenza e il continuo rinvio di una legge per liberalizzare la cannabis, sono alla base di tragedie di questo tipo. Il governo cancelli tutte le politiche proibizioniste, si tolgano anche le sanzioni amministrative per i consumatori, la liberalizzazione delle droghe leggere e la legalizzazione del complesso delle sostanze sono la via da seguire nonché i primi ed unici passi per contrastare le narcomafie. Le nostre condoglianze alla famiglia del ragazzo“.

Jacopo Ricciardi, Matteo Melis, segreteria regionale di Rifondazione Comunista Liguria

Filippo Vergassola, esecutivo nazionale Giovani Comunisti

“Vicini alla famiglia del lavoratore che si è tolto la vita a Riccò. Governo e istituzioni varie pongano fine alla piaga della disoccupazione”

3 marzo 2014, by  
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La tragedia di Riccò del Golfo è una pagina sconvolgente per il nostro territorio. 

Siamo vicini alla famiglia dell’uomo che si è tolto la vita davanti ai propri figli perchè in preda alla disperazione dopo la perdita del proprio posto di lavoro.

Le istituzioni devono dare delle risposte concrete alla popolazione, sempre più presa dalla morsa della mancanza di lavoro, della precarietà assoluta, dell’assenza totale di prospettive.

Una situazione esasperante che alla lunga strangola la dignità e la vita delle persone.

E’ ora di finirla con i proclami inutili e propagandistici.

O governo ed enti vari intervengono immediatamente per risolvere questa piaga sociale sempre più dilagante, o questa spirale di morte aumenterà a dismisura nel corso del tempo.

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

“Sconforto per la morte di Usman Toffik, suicida nel centro immigrati di Pegazzano”

11 ottobre 2012, by  
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Esprimiamo grande tristezza e sconforto per l’avvenuta morte di Usman Toffik, giovane togolese di 28 anni, al quale il governo ha rifiutato la richiesta dello status di rifugiato politico. Usman si è suicidato alla Spezia nei giorni scorsi presso il Centro Immigrati di via Filzi di Pegazzano.

Dopo aver attraversato l’Africa e Italia, era stato “smistato” nella nostra città. Aveva fatto richiesta di asilo politico, ma dopo tanta attesa, è arrivato il diniego inderogabile.

Inutile ribadire che le misure prese dal Governo in materia di immigrazione risultano a dir poco inadeguate alla risoluzione delle problematiche di inserimento e di accoglienza. I profughi giunti l’anno scorso in Italia che hanno fatto domanda di protezione internazionale e che sono stati accolti all’interno del piano della cosiddetta “emergenza Nord Africa” sono poco più di ventimila.

Anche nel territorio spezzino nell’ultimo anno e mezzo si è provveduto a sistemare migranti arrivati in Italia dopo la caduta del regime di Gheddafi presso strutture dislocate su tutto il territorio nazionale. Lo stato ha erogato denaro alle strutture ospitanti, ma senza preoccuparsi di garantire progetti di formazione e inserimento lavorativo. Queste persone si sono viste solo addolcita la pillola, per poi ricevere il diniego alla loro richiesta di godere dello status di rifugiati. Oppure c’è chi, da ormai due anni, ottiene il rinnovo del permesso di sei mesi per motivi umanitari: anche queste persone, senza assistenza di tipo formativo e lavorativo, hanno sì un posto dove stare, ma sono lasciate a se stesse. Mentre i sans papier da anni in Italia cercano in tutti i modi di trovare un datore di lavoro disposto ad aiutarli per ottenere l’irraggiungibile permesso attraverso la sanatoria truffa bis 2012.

La strada sarebbe ben altra da percorrere. Anche noi, cittadini italiani, dovremo seguire dei percorsi formativi di educazione all’intercultura.

Forse allora, verrebbe anche impedito di affiggere quei manifesti vergognosi con scritto “meno clandestini più lavoro ai giovani”. 

 

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

Vicini al detenuto che ha tentato il suicidio a Villa Andreino, le carceri non siano macelleria sociale

6 settembre 2010, by  
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Nonostante quello della nostra città possa essere definito un’anomalia fra le carceri italiane, dove, a differenza di altri luoghi di detenzione non si sono mai registrati casi di violenze o di sovraffollamento e si registrano anzi iniziative e progetti organizzati dalla Direzione atti a reinserire socialmente i detenuti, siamo purtroppo costretti a registrare un tentativo di suicidio, nella sua cella, da parte di un detenuto 21enne a cui va tutta la nostra vicinanza e solidarietà.

Ormai di tentati suicidi e di morti in carcere se ne contano a migliaia in tutta Italia. Il dossier 2000-2010 “Morire di carcere” calcola che negli ultimi dieci anni nelle carceri italiane siano morti quasi 1.700 detenuti, di cui oltre un terzo per suicidio: 61 morti volontarie si 165 nel 2000, 69 su 177 nel 2001, 52 su 160 nel 2002, 57 su 157 nel 2003, 52 su 156 nel 2004, 57 su 172 nel 2005, 50 su 134 nel 2006, 45 su 123 nel 2007, 46 su 142 nel 2008, 69 su 174 nel 2009.

In tutto, ad oggi, 600 su 1680 decessi. La media di suicidi in carcere viene calcolata nel 19% in più rispetto a quella esterna alle mura. Rispetto agli anni Sessanta, i suicidi di detenuti in Italia sono aumentati del 300%. Nello scorso anno, i tentativi di suicidio sventati sono stati 800.

E’ una vergogna che in un paese civile accadano ancora queste cose. Il carcere continua ad essere la frontiera ultima della disperazione, dei drammi umani che la società rinnega perché non sa e non vuole risolvere, una vera e propria discarica sociale, dove i diritti e la dignità dei detenuti vengono meno. Il carcere deve diventare realmente un luogo di risocializzazione e reinserimento sociale e deve essere soggetto alla totale trasparenza.

Ricordiamo che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.” (art.27 della Costituzione).

Le carceri devo essere luoghi di legalità, non di macelleria sociale.

Chiara Bramanti- Segretaria Provinciale Prc La Spezia
Jacopo Ricciardi – Osservatorio Nazionale sulla Repressione del Prc