No al parcheggio della Pinetina!

3 settembre 2012, by  
Archiviato in Ambiente, Partito, Primo piano

 

Lo scorso 1° agosto il consiglio comunale spezzino ha confermato a maggioranza l’intenzione di realizzare un parcheggio alla “Pinetina” di via Mazzini.

Rifondazione Comunista, come già espresso in campagna elettorale, rimane assolutamente contraria all’ipotesi di tale realizzazione e si impegna ad esprimere tale dissenso in tutte le sedi istituzionali opportune.

Tra quindici giorni il circolo Prc “Tina Modotti” della Spezia organizzerà il tradizionale “Festival della cultura” proprio ai giardini della “Pinetina”. Sarà l’occasione per ribadire alla cittadinanza quanto sia fondamentale lo stop al consumo del territorio a cui noi fermamente crediamo, a differenza di quanti parlano di ecologia e di verde per poi fare l’esatto contrario.

Si continua a testa bassa, incuranti degli unici interessi che contano, quelli dei cittadini, a realizzare opere inutili, costose, che deturpano il paesaggio e il poco verde a disposizione, oltrettutto legate a un modello di società da superare e da cambiare radicalmente.

Non è infatti con la realizzazione di nuovi parcheggi, per altro previsti anche a poche centinaia di metri di distanza, ossia in piazza Europa, che si risolverà il problema della viabilità e del trasporto cittadino che devono andare in tutt’altra direzione: quella del potenziamento del servizio pubblico, dei percorsi ciclabili e pedonali.

Parlare di parcheggi nel 2012, in epoca di crisi del settore automobilistico, unito al vertiginoso aumento dei prezzi del carburante, è un’operazione a dir poco anacronistica oltre che scellerata dal punto di vista ambientale.

Per questi motivi ribadiamo il nostro No all’opera.

Segreteria Provinciale Prc La Spezia

Circolo Prc “Tina Modotti” La Spezia

Domenichini: “Lanciamo la Costituente dei Beni Comuni”

27 luglio 2011, by  
Archiviato in Partito, Primo piano, Società

Il risultato dei referendum, figlio di una cultura e di una stagione critica verso la globalizzazione che oggi sa di aver avuto ragione, conferma la necessità di un cambiamento da tempo al centro della nostra elaborazione e proposta politica, che non divide ma accomuna. Alla Spezia oltre 100.000 cittadini hanno deciso di dire NO alla mercificazione dell’acqua, buttandosi alle spalle l’ubriacante sbornia da liberismo, abolendo l’obbligo di privatizzare i servizi. Non solo acqua, ma anche trasporti, rifiuti, energia, educazione, formazione, cultura, insomma i beni comuni.

L’era italiana post nucleare dovrà aprire la partita per formulare un piano energetico nazionale che nessuno ha avuto la serietà e la responsabilità di redigere. Il ruolo dei territori sarà fondamentale, dalla necessità di puntare su risparmio, al decentramento della produzione energetica, mentre sull’acqua si dovrà ripartire dalla proposta di legge di iniziativa popolare, unica via coerente con la volontà espressa dagli elettori ma che giace nei cassetti parlamentari.

Alla Spezia la gestione dei servizi è passata violentemente attraverso il dogma del mercato e le sirene della finanza, basti pensare come a suo tempo si è ceduto il 49% del gas e si è fatto un uso disinvolto di strumenti tanto fantasiosi quanto venefici come i project financing. Con questa finzione si è condannata una gestione che viene definita pubblica solo in virtù della proprietà, ma di fatto sottende alle logiche di un mercato monopolistico. A questa anomalia non sono certo indenni anche i comuni, dove si derubricano le responsabilità contingenti a scorciatoie finanziarie ed intromissioni privatistiche nei più disparati settori, dagli asili ai cimiteri.

Il rilancio della gestione dei servizi, che devono rimanere in mani pubbliche e sul territorio, riparte dal principio della compatibilità, riconvertendo economie e professionalità, puntando su progetti innovativi e non su modelli bocciati tanto elettoralmente quanto culturalmente ed industrialmente. Dunque ogni proposta sensata di rilancio di Acam passa per la tutela dei beni comuni, acqua, energia, lavoro, non secondo le logiche di mercato, ma della Democrazia.

Occorre una discussione dal basso, scevra da recriminazioni o pregiudizi, in cui sviluppare e condividere un confronto politico e culturale che tenga conto dell’espressione referendaria, che lanci una campagna generale sui beni comuni, che allarghi il dibattito dall’acqua a tutti i “commons”, demercificandoli, sottraendoli alla logica del profitto. Rifondazione Comunista è già stata protagonista presentando documenti in molti consigli comunali in provincia, ora queste battaglie devono essere condivise da un’unità sociale e politica.

Vanno superati i modelli di confronto politicista e per costruire un vero laboratorio in cui convergere esperienze dai lavoratori ai movimenti, alla politica, in un processo programmatico vero e proprio. Proponiamo nella nostra realtà spezzina una Costituente dei Beni Comuni che si fondi sul dialogo aperto fra le forze vitali che hanno saputo riformulare e comprendere la nuova agenda, sulla quale costruire una spinta di cambiamento profondo, di partecipazione e quindi di cammino democratico.

William Domenichini
Resp. Ambiente e beni comuni Prc/Fds La Spezia