Fuori la guerra dalla storia, chi invia armi alimenta il conflitto

4 marzo 2022, by  
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Sabato 5 marzo tutte/i a Roma contro la guerra.

Condanniamo l’invasione russa dell’Ucraina. La decisione della Russia di abbandonare la diplomazia e invadere l’Ucraina non può essere giustificata ed è contraria al diritto internazionale e ai principi della Carta delle Nazioni Unite. La guerra non risolve i problemi, produce solo lacrime, morti, deserti di umanità e bacini di permanente rancore e odio tra i popoli. Deve essere fatto di tutto per arrivare ad un immediato cessate il fuoco. Vanno riaperti i canali diplomatici e non alimentato il fuoco con nuove armi, con il rischio di allargare il conflitto e di una guerra nucleare.

Siamo contro la guerra, senza se e senza ma. Lo eravamo quando la Nato bombardava la Serbia per imporre l’indipendenza del Kossovo e lo siamo oggi che la Russia invade l’Ucraina in nome dei diritti delle popolazioni del Donbass. Le analogie nella violazione del diritto internazionale sono fortissime.

Condanniamo l’espansionismo della NATO che ha deliberatamente prodotto una escalation irresponsabile. Siamo di fronte a uno scontro tra potenze capitalistiche che rischia di condurci alla terza guerra mondiale. Se oggi a morire sono gli ucraini e i russi, l’enorme costo economico e sociale lo pagheranno anche tutti i popoli europei mentre le industrie belliche accumulano profitti e il più costoso gas liquido statunitense si prepara a sostituire quello russo.

Più si inasprisce il conflitto e più ne saranno principali vittime i civili, che cadranno a causa dei bombardamenti, e le tante/i costrette all’esodo da profughi. Oggi, con chi fugge dall’Ucraina, l’Europa mostra un volto solidale. C’è da temere che a breve la loro vita subisca un destino simile a quella di coloro che fuggono da Bielorussia, Paesi Balcanici, Siria, Afghanistan, Iraq e Mediterraneo Centrale. Emerge in questi giorni un suprematismo bianco eurocentrico e razzista che considera “veri profughi” solo chi è vicino per cultura, religione, colore della pelle ed è vittima delle guerre degli altri.

Un’incessante martellamento mediatico cerca di strumentalizzare i sentimenti di solidarietà e umanità per trasformarli in consenso per le scelte di guerra dei governi. E questo accade in Russia come nei paesi occidentali. Si assiste alla criminalizzazione di coloro che tentano di dare una informazione più articolata del conflitto. Esprimiamo una forte preoccupazione per il clima di caccia alle streghe che si respira in tutta Europa ed anche in Italia nei confronti delle voci critiche e indipendenti nell’informazione e gli attacchi che hanno colpito persino l’ANPI. Respingiamo le accuse di essere a favore di Putin rivolte a chi come noi cerca di fermare la spirale della guerra e
critica chi la alimenta. Rifiutiamo l’indecente ondata di russofobia e ostracismo contro la cultura russa che non favorisce il dialogo tra i popoli e offende innanzitutto chi in quel paese sta esprimendo il proprio dissenso nei confronti della guerra.

Non ci arruoliamo e non mettiamo l’elmetto in testa. Restiamo umani. Rifiutiamo la propaganda di guerra con cui – per l’ennesima volta dopo Iraq, Jugoslavia, Afghanistan, Libia, Siria – si sta manipolando l’opinione pubblica e si sta alimentando l’isteria bellicista.

Rivendichiamo gli ideali dell’internazionalismo socialista e comunista che – con i principi della nostra Costituzione nata dalla Resistenza – continuano a essere la nostra bussola in un mondo che il capitalismo precipita di nuovo nella guerra.

Non c’è da contrastare solo l’inammissibile aggressione militare decisa da Putin.

Di fatto la NATO sta portando avanti una guerra per procura contro la Russia strumentalizzando il popolo ucraino che viene armato per far impantanare Putin in un nuovo Afghanistan nel cuore dell’Europa.

Dopo aver gettato benzina sul fuoco della crisi ucraina per anni, ora la NATO coglie l’occasione per un enorme rilancio del riarmo assolutamente immotivato visto che il bilancio militare russo è già clamorosamente inferiore a quello dei paesi NATO che spendono 18 volte più della Russia per la “difesa”. Questo riarmo sottrae risorse che potrebbero essere indirizzate alla sanità, alla scuola, alla cultura, alla solidarietà, ai trasporti, alla riconversione ecologica, al lavoro, all’accoglienza.

GOVERNO E PD CONTRO LA COSTITUZIONE

Chi vuole la pace non può non denunciare le iniziative assunte dall’Unione Europea e anche dal governo italiano.

L’UE e l’Italia hanno scelto di accodarsi agli USA e alla NATO invece di svolgere un ruolo di pace e mediazione. Per la prima volta l’Unione Europea ha deciso di utilizzare i propri fondi per spese militari.

Condanniamo la decisione del governo Draghi e del parlamento italiano di inviare armi letali e associarsi a “sanzioni” illegittime che non faranno che inasprire il conflitto e aumentare il numero di vittime.

Siamo di fronte alla palese violazione del ripudio della guerra sancito dall’articolo 11 della Costituzione e anche del diritto internazionale. Il governo e il parlamento hanno di fatto deciso di entrare in guerra con la Russia.

Il PD si è posto alla testa del partito trasversale della guerra, dell’arco anticostituzionale che vede la convergenza di centrodestra e centrosinistra nel voto per il coinvolgimento diretto del nostro Paese nel conflitto.

Bisogna immediatamente fermare le armi e riprendere la strada della diplomazia e del diritto internazionale ma USA, NATO e UE continuano a delegittimare il ruolo dell’ONU e dell’OSCE.
L’unica via per la pace è quella del disarmo, del rispetto degli accordi di Minsk con il riconoscimento dell’autonomia delle regioni russofone e un’Ucraina neutrale in una regione demilitarizzata.

Purtroppo dopo il 1991 l’Unione Europea, invece che dichiarare conclusa l’esperienza dei blocchi militari e proporre una nuova democrazia multipolare, ha continuato a condividere l’esistenza della NATO in nome dell’Atlantismo, di cui proprio l’Europa è la prima vittima.

Gli USA hanno boicottato la normalizzazione delle relazioni fra Ue e Russia usando la NATO per fomentare tensioni e divisioni in Europa.

Non può essere taciuta la continua violazione da parte del governo di Kiev degli accordi di Minsk, la persecuzione nei confronti delle popolazioni di lingua russa, la glorificazione di criminali di guerra collaborazionisti dell’occupazione nazista e il suo sciovinismo nazionalista. Queste circostanze rendono grottesco assimilare il nazionalismo ucraino ai combattenti della Guerra di Spagna e della Resistenza o fare paragoni con la Primavera di Praga.
Per otto anni la guerra dell’Ucraina contro le repubbliche di Donetsk e Lugansk e il ruolo delle milizie neonaziste sono stati ignorati dai media occidentali, ma quel conflitto ha causato più di 14.000 vittime.

La NATO si è confermata un fattore di destabilizzazione nel nostro continente, così come in Medio Oriente ed in altre zone del pianeta.
Bisogna liberare l’Europa e l’Italia dalla sudditanza all’atlantismo e alla NATO.

Questa è anche una guerra contro gli interessi dei popoli europei alla cooperazione con la Russia e produce un ricompattamento del blocco occidentale in vista di un possibile ulteriore conflitto con la Cina.

Non basta condannare Putin se non si mette in discussione la pretesa occidentale – e in particolare degli Stati Uniti – di continuare a imporre un ruolo di governo e dominio unipolare che conduce allo scontro e alla guerra con altri blocchi geopolitici.

Solo la mobilitazione dei popoli europei può costringere i governi a scegliere la via della pace e del disarmo.

Siamo al fianco delle voci che in Ucraina e in Russia chiedono di fermare la guerra.

Siamo impegnate/i nella costruzione di un grande movimento per la pace e la cessazione del conflitto.

Partecipiamo e invitiamo a partecipare sabato 5 marzo alla manifestazione nazionale a Roma contro la guerra e domenica 6 marzo davanti all’aeroporto militare di Ghedi.

Parteciperemo allo sciopero femminista e transfemminista dell’8 marzo con striscioni con la scritta FUORI LA GUERRA DALLA STORIA che ci ha lasciato in eredità la compagna Lidia Menapace.

Tutti i nostri sforzi vanno impegnati nello sviluppo del movimento per la pace e contro la guerra.

Direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista

Acerbo: “Il Green Pass paragonato dalla Lega all’Ahnenpass nazista”

29 gennaio 2022, by  
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Una pagina Twitter legata al senatore leghista Borghi paragona Green Pass a Ahnenpass nazista sotto al post di un nostro dirigente ligure. L’account twitter “Borghi Tv” nel Giorno della Memoria paragona il greenpass all’Ahnenpass, il “passaporto genealogico” utilizzato dal regime nazista per certificare che una persona poteva essere considerata “ariana”.

Si può criticare il Green Pass ma questi paragoni offendono la memoria di milioni di vittime del nazifascismo. Senza Green Pass si subiscono limitazioni che non sono assolutamente paragonabili allo sterminio subito da chi non era considerato di razza ariana.

Questa banalizzazione rilanciata da Borghi non a caso viene dall’ultradestra USA (la prima a usare questa analogia è stata la congressista repubblicana Marjorie Taylor Greene seguace di QAnon).
Il senatore leghista non lo ricordiamo per sensibilità libertaria né come nemico del nazifascismo vista la frequentazione di Casa Pound e il sostegno che ha ricevuto dai fascisti del terzo millennio. Questi fenomeni fascioleghisti riescono contemporaneamente a stare nel governo Draghi, chiedere GP dalle regioni che governano, andare a braccetto con fascisti di Casa Pound e accusare di nazismo le misure decise dal loro governo.

Da quando gli industriali del nord hanno intimato a Salvini di non fare il noeuro Borghi ha dovuto riciclarsi come novax.

L’account borghiano ha tratto spunto da una nostra grafica antifascista twittata dal compagno Jacopo Ricciardi, membro della segreteria regionale ligure e del Comitato Politico Nazionale, per lanciare l’inaccettabile paragone. Guardando la foto di quegli ebrei perseguitati ai leghisti non viene in mente che le loro campagne xenofobe e razziste sono diretta eredità di quella barbarie nazifascista?

Non sappiamo se il senatore Borghi prenderà le distanze dall’account twitter ma può darsi che rivendichi il vergognoso tweet.

 

Maurizio Acerbo,
segretario nazionale di Rifondazione Comunista

Consolo (Prc-Se): “Venezuela tra pirati, covid e sanzioni”

27 luglio 2020, by  
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Se non fosse seria, ci sarebbe da ridere per l’ipocrisia cinica dell’impero. Da quasi 20 anni Washington e Londra (e la Unione Europea) si comportano con il Venezuela di Maduro come i vecchi corsari.

In ordine di tempo, l’ultima misura del 2 luglio scorso è la decisione di un giudice britannico di non restituire 31 tonnellate di oro depositate dal Venezuela nella Bank of England, per un totale di circa 1 miliardo di dollari. La motivazione ufficiale del giudice e dei banchieri di “Sua Maestà” è che il governo britannico non riconosce il governo costituzionale di Nicolàs Maduro, bensì il fantoccio autoproclamato Juan Guaidò. Lo scorso marzo il Venezuela aveva richiesto un prestito di emergenza al Fondo monetario internazionale (FMI) per combattere il Covid-19, prestito negato sotto la pressione degli Stati Uniti. Anche in questo caso, la “giustificazione” del FMI era non riconoscere Nicolás Maduro come legittimo Presidente.

Nella loro ossessione di asfissiare Caracas, le diverse amministrazioni statunitensi e britanniche hanno seguito un copione di attacchi in crescendo in un quadro di “guerra multi-dimensionale”: mediatica, militare, diplomatica, commerciale, finanziaria, etc. Come negli assedi del medioevo per espugnare i castelli del nemico, si cerca di prendere per fame e stenti la popolazione. Salvo poi invocare la “crisi umanitaria” e la necessità di un intervento militare straniero. Parallelamente agli interventi militari (a maggio l’ennesimo tentativo con la “Operaciòn Gedeón”), gli ultimi attacchi si sono concentrati sul versante commerciale e finanziario, realizzando un vero e proprio “bloqueo”, come nei confronti di Cuba. Un bloqueo che si è fatto più aggressivo dopo l’annuncio del Venezuela di abbandonare il dollaro nelle transazioni commerciali e l’adozione di una cripto-moneta nel commercio internazionale.

Pochi giorni fa, casualmente dopo l’annuncio di prossime elezioni (previste per il 6 dicembre), in linea con gli Stati Uniti, l’Unione Europea ha annunciato nuove sanzioni, non solo contro rappresentanti del governo, ma anche contro dirigenti dell’opposizione, colpevoli di non essere d’accordo con la strategia violenta e golpista delle frange estremiste dell’opposizione.

Ma andiamo con ordine.

Le ostilità sono iniziate sin dalla vittoria elettorale di Chavez del 1998, ben prima dell’autoproclamazione di un oscuro personaggio alla presidenza del Venezuela del gennaio 2019. La vittoria di Chavez ha fatto perdere a Washington il controllo della “Venezuela saudita”, un Paese con le riserve petrolifere accertate più grandi del pianeta e a solo due giorni di navigazione dalle raffinerie della West Coast statunitense. Una situazione inaccettabile per le voraci multinazionali del petrolio, che da allora hanno fatto di tutto per arraffare il bottino perduto. In un crescendo di azioni aggressive (tra le quali la caduta pilotata dei prezzi del greggio) dopo la scomparsa di Chavez, è il governo Maduro che subisce i colpi più pesanti. A partire dal marzo 2015, con l’ “Ordine Esecutivo 13692” di Barack Obama, poi riconfermato anche da Donald Trump. Il decreto presidenziale dichiara il “Venezuela una minaccia inusitata e straordinaria per la sicurezza degli Stati Uniti”, dando un manto legale ad operazioni mediatiche, politiche, diplomatiche, finanziarie, militari e paramilitari, rimaste coperte da molto tempo. Le rivelazioni di Wikileaks, i documenti declassificati del governo statunitense e l’ultimo libro (The Room Where It Happened)di John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale, ne hanno confermato l’esistenza.

In un primo momento le misure di ritorsione sono state applicate a persone legate o vicine al governo, politicamente o per motivi economici, (comprese aziende), oltre che a funzionari civili e militari, In seguito, si è deciso di “costringere l’economia ad urlare”, come suggerì Nixon a Kissinger all’indomani della vittoria in Cile del socialista Salvador Allende, per proteggere gli interessi economici delle multinazionali statunitensi. E così, dalle persone singole si è poi passati al commercio e alla finanza, colpendo l’intera economia e quindi la totalità della popolazione nei suoi bisogni essenziali.

Le moderne “sanzioni” cercano di portare il Paese al collasso politico e sociale, ostacolandone il commercio ed impedendo l’importazione di cibo, medicine e beni essenziali, o bloccando i fondi destinati al loro acquisto, per far sì che la popolazione si ribelli contro il governo. In tempi di Covid-19 questa strategia è ancor più criminale. La lista delle misure è lunga e non esaustiva. Ma mettendoli in fila, le cifre ed i fatti parlano da soli.

Per esempio il Citybank statunitense non ha voluto ricevere i fondi per l’acquisto di 300.000 dosi di insulina per diabetici, in aperta violazione della legislazione internazionale.

Il governo colombiano ha bloccato l’acquisto di medicine contro la malaria acquistati dal Venezuela all’impresa BSN Medical. Oltre 9 milioni di dollari per la realizzazione di dialisi e 29,7 milioni di dollari destinati all’acquisto di cibo sono stati bloccati.

Nel settore delle “stanze di compensazione” agiscono in situazione di duopolio Clearstream e Euroclear. Parliamo di due colossi tra le “agenzie di cambio”, intermediari finanziari tra i governi che emettono obbligazioni e i possessori di titoli che incassano le cedole. La prima ha sede in Lussemburgo, la seconda a Bruxelles.

Il governo Maduro ha sempre onorato i suoi debiti, ma Clearstream non ha pagato agli azionisti gli interessi sui titoli (per esempio nel caso delle obbligazioni Pdvsa con scadenza 2019 e 2024). Con pressioni e ricatti, alcuni fondi statunitensi hanno “suggerito” di realizzare verifiche sulla “regolarità dei versamenti venezuelani”, congelando i pagamenti dei dividendi con una procedura poco comune i.

Su pressioni del Dipartimento del Tesoro statunitense, l’altro colosso Euroclear (custode di una parte importante dei titoli sovrani del Venezuela), dal 2017 ha congelato le operazioni sulle obbligazioni per ragioni di “revisioni” e “motivi procedurali”. I ladri dal colletto bianco bloccano così più di un miliardo e 200 milioni di dollari venezuelani destinati all’acquisto di cibo e medicine.

Sul versante britannico, i moderni corsari mettono a segno un colpo grosso. Nel passato i corsari erano famosi per i loro assalti negli oceani per conto di “Sua Maestà”. Nel presente, rinverdendo le tradizioni di servizio, la Bank of England si è inizialmente rifiutata di restituire 14 tonnellate di lingotti d’oro (circa 550 milioni di dollari) depositate dal Venezuela a Londra.

Alle prime 14 tonnellate d’oro, se ne sono aggiunte altre 17, date in garanzia alla Deutsche Bank, che ha chiuso unilateralmente un contratto “swap” con Caracas (garantito appunto dai lingotti), e li ha gentilmente girati ai britannici sul conto londinese. In altri termini, la Banca Centrale Venezuelana (BCV) non solo ha dovuto ripagare in valuta pregiata il prestito ottenuto, ma non è rientrata in possesso della garanzia. Insomma, la Bank of England è protagonista di un doppio furto da ladri in doppiopetto, di un’ operazione di pirateria internazionale con lo zampino della Casa Bianca.

Come si ricorderà, nel 2011 Hugo Chavez aveva cercato di rimpatriare 211 tonnellate d’oro inviate dai governi della IV Repubblica in Inghilterra e in altre banche del mondo, come garanzia per i prestiti erogati dal Fondo Monetario Internazionale ai governi di Jaime Lusinchi nel 1988 e di Carlos Andrés Pérez nel 1989. Ma Caracas non è riuscita a rimpatriare i lingotti nella loro totalità.

E secondo il servizio finanziario di Bloomberg, le obbligazioni del luglio 2018 quotate nelle borse internazionali, avevano perso almeno il 57,24%.

Nel marzo 2018, Trump rinnova i decreti 13692 e 13808 e rilancia con nuove misure coercitive unilaterali, vietando la ristrutturazione del debito e impedendo il rimpatrio dei dividendi della CITGO, filiale della compagnia petrolifera statele venezuelana. A seguire, il Dipartimento del Tesoro statunitense allerta le istituzioni finanziarie sul “possibile legame con la corruzione delle transazioni pubbliche” venezuelane. Si rende ancor più difficile pagare i fornitori di beni essenziali, come cibo e medicine.

Nel gennaio 2019 la Casa Bianca ha annunciato nuove “sanzioni” alla compagnia petrolifera statale Petróleos de Venezuela S.A. (Pdvsa) attraverso la sua filiale CITGO in Texas. Il bottino è di 7 miliardi di dollari in beni ed il blocco di altri 11 miliardi in esportazioni di greggio per il 2019. Il primo effetto è quello di rafforzare il furto di risorse e beni venezuelani negli Stati Uniti ed in altri Paesi, un processo iniziato con l’arrembaggio della CITGO, ma che ora copre tutti i beni venezuelani negli Stati Uniti e colpisce qualsiasi Paese o azienda che abbia rapporti commerciali con il Venezuela.

Il “colpo di Stato continuo” include inoltre sanzioni economiche ed un bloqueo finanziario che ha provocato perdite di 350 mila milioni di dollari in produzione di beni e servizi tra il 2013 ed il 2017, secondo uno studio del Centro Estratégico Latinoamericano de Geopolítica (Celag) ii.

Al colmo del cinismo, e a fronte del blocco di almeno 18 miliardi di dollari venezuelani da parte statunitense, il Segretario di Stato Mike Pompeo (ex capo della CIA) aveva promesso aiuti per 20 milioni di dollari per “aiuti umanitari”, ed il Canada altri 39.

Sebbene le “sanzioni” avrebbero effetto solo sul territorio degli Stati Uniti, in realtà vengono applicate anche nei Paesi terzi in base al principio della “extra-territorialità”. Attualmente, oltre 6.000 milioni di dollari del Venezuela sono bloccati illegalmente in banche internazionali private, al di fuori degli Stati Uniti iii.

Banche europee

Paese

USD

Euro

Novo Banco

Portogallo

1.547.322.175

1.381.290.997

Bank of England (Oro)

Regno Unito

1.323.228.162

1.181.242.780

Clearstream (Titoli debito)

Regno Unito

517.088.580

461.603.802

Euroclear (Titoli)

Belgio

140.519.752

125.441.664

Banque Eni

Belgio

53.084.499

47.388.410

Delubac

Belgio

38.698.931

 34.546.447

       

Banche non europee

     

Sumitomo

Stati Uniti

507.506.853

453.050.216

Citibank

Stati Uniti

458.415.178

 409.226.189

Unionbank

Stati Uniti

230.024.462

205.342.315

       

Altre banche e istituzioni

financieras

17 Paesi

654.142.049

583.951.123

Allo stesso modo, sono vietate le transazioni da parte di aziende o cittadini statunitensi con il Venezuela, estendendo questo ostacolo a Paesi terzi sotto la minaccia estorsiva di ricevere sanzioni.

E’ facile dar ragione al governo venezuelano: “se gli Stati Uniti vogliono davvero aiutare il Venezuela inizino a liberare i conti bancari bloccati” ha dichiarato il Ministro degli Esteri di Caracas all’assemblea dell’ONU.

Togliere immediatamente le “sanzioni”, pace, dialogo e rispetto per la sovranità sono l’unica via percorribile per sostenere il presente e il futuro della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

https://www.celag.org/

Fonte: Campagna Internazionale contro le sanzioni al Venezuela

 

Marco Consolo

Responsabile Area Esteri e Pace PRC-SE

Acerbo-Consolo (Prc-Se): “Grave incontro di Pd e IV con golpisti venezuelani. Al peggio non c’è fine”

10 luglio 2020, by  
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In politica estera il Pd continua a tenere una linea di complicità con le peggiori nefandezze degli Stati Uniti, persino con un presidente come Trump. Consideriamo gravissimo l’incontro del Pd con una delegazione dei golpisti venezuelani, amici dell’auto-proclamato presidente Juan Guaidò, impegnati a boicottare le elezioni del prossimo 6 dicembre perchè sanno di perdere.

Non sono bastate le violenze di piazza da parte delle frange più violente dell’opposizione che fanno capo al burattino Guaidò. Nè  gli omicidi eccellenti ed i morti di piazza dello squadrismo fascista (tra cui persone bruciate vive per essere poveri, neri e sembrare troppo “chavisti”). Non bastano neanche le foto che ritraggono l’auto-proclamato insieme ai tagliagole degli squadroni della morte paramilitari colombiani.

Nè le richieste dei golpisti di inasprire le sanzioni, ancor più criminali in tempi di corona-virus. O la cospirazione internazionale e l’invocazione dell’intervento militare straniero (che in Italia implicherebbe un processo per alto tradimento, attentato contro la costituzione dello Stato e diversi anni di galera). O i mille scandali di corruzione con i soldi (anche italiani) dati come “aiuto umanitario” agli emigrati venezuelani in altri Paesi. O i soldi rubati a palate degli assets dello Stato venezuelano con il generoso aiuto di Washington. O le prove inconfutabili del coinvolgimento di Guaidò anche nell’ultima incursione militare (fallita grazie ai pescatori organizzati di Chuao) con la presenza di mercenari statunitensi, in base ad un contratto con una impresa di “contractors” statunitensi, contratto rivendicato dagli stessi golpisti. Nè le prese di distanza dei settori più moderati della stessa opposizione dalla strategia suicida del golpismo violento.

Lungi dall’aiutare il dialogo (come richiesto dal Papa, dal Segretario dell’ONU, etc.), il Pd si assume una grave responsabilità. Con il suo appoggio ai golpisti, il Pd contribuisce a gettare benzina sul fuoco della situazione venezuelana. Nel comunicato ufficiale il Pd esprime solidarietà ai golpisti e si prepara a votare nel parlamento europeo l’ennesima risoluzione contro il Venezuela che già è stato colpito dalle sanzioni di un’Unione Europea allineata con l’aggressione USA.

La politica estera del Pd rappresenta la negazione dei valori internazionalisti, ben raccontati da Nanni Moretti nel film “Santiago Italia”, che ispiravano la solidarietà della sinistra italiana con i popoli in lotta dell’America Latina. Non a caso la delegazione golpista ha incontrato anche la destra. Anche in questo caso in Italia e in Unione Europea c’è una convergenza al di là delle polemiche sul sovranismo.

Negli ultimi anni, come denunciato da Lula, in America Latina gli Stati Uniti hanno portato avanti un piano di destabilizzazione dei governi progressisti e di attacco all’indipendenza di paesi non più disposti ad essere maggiordomi di Washington o dell’Unione Europea, né a farsi rubare petrolio e oro dai moderni corsari.

Maurizio Acerbo – Segretario Nazionale

Marco Consolo – Resp. Area Esteri e Pace

Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Giù le mani dal Venezuela!

28 gennaio 2019, by  
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Con una grave, insensata e irresponsabile mossa Trump ha deciso di riconoscere un proprio fantoccio, autoproclamatosi  “presidente interino” del Venezuela. Come da scontato copione, a  Trump si è unita la destra latinoamericana a partire dal fascista Bolsonaro e dalla marionetta a capo del “ministero delle colonie” di Washington, la OEA. Dopo aver fallito nel 2002 gli Usa stanno tentando un nuovo golpe.

Cercano la guerra, con risultati che possono essere drammatici non solo per il Venezuela, ma per tutto il continente e la stessa U.E.

Come risposta degna, il Venezuela ha rotto i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti, campioni del golpismo, che non hanno nessuna legittimità per parlare di democrazia.Con quale diritto Trump pensa di eleggere il presidente del Venezuela? Ai serial killer nordamericani non interessano la democrazia e i diritti umani. Vogliono il controllo sul petrolio. Le sanzioni economiche contro un Paese democratico sono inaccettabili. Ancor di più le minacce di intervento militare e il riconoscimento di un autoproclamato presidente golpista. L’ingerenza nord-americana è terrorismo internazionale.

Il Venezuela ha il diritto a decidere sul proprio destino senza interferenze golpiste.

Il governo italiano e la UE non devono prendere ordini dalla follia di Trump. Viceversa, devono difendere la legalità internazionale, lavorare incessantemente per il dialogo tra Venezuelani e la mediazione pacifica.

Contro il tentativo di golpe statunitense in Venezuela, il Prc chiama alla massima mobilitazione a difesa del legittimo governo bolivariano e del suo Presidente Nicolàs Maduro!

Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Cuba: auguri del PRC-SE per i primi 60 anni di Rivoluzione

8 gennaio 2019, by  
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Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea invia i propri auguri fraterni al popolo cubano, al suo governo diretto dal Presidente Miguel Díaz-Canel Bermúdez ed al Partito Comunista di Cuba per il sessantesimo anniversario della Rivoluzione Cubana.

Guardiamo con grande attenzione e rispetto al processo costituente in corso attraverso una capillare e larghissima partecipazione popolare (133.000 riunioni a cui han preso parte più di 8 milioni di persone, raccogliendo quasi 780.000 proposte di emendamenti) e i contenuti molto avanzati che lo caratterizzano. Si tratta di un grande esempio di costante sforzo di attualizzazione, coerente con i principi rivoluzionari  e socialisti che l’hanno ispirata. Un  processo democratico che avviene nel silenzio assordante dei grandi mezzi di comunicazione mondiale. La Rivoluzione Cubana ha saputo resistere e rinnovarsi nel corso dei decenni, anche analizzando e correggendo i propri errori e limiti.

I nostri migliori auguri per i 60 anni dalla storica vittoria rivoluzionaria, diretta dal Comandante Fidel Castro Ruz, nel solco del pensiero di José Marti, che ha posto al centro la giustizia sociale e l’indipendenza di Cuba, dopo un secolo di lotte contro il potere coloniale prima e l’imperialismo poi.

Un pensiero particolare va al nostro compagno Gino Donè che – dopo aver partecipato alla Resistenza contro il nazifascismo – fu l’unico italiano ed europeo a partecipare all’impresa del Gramna. Così come ricordiamo il connazionale Fabio Di Celmo, ucciso nel 1997 da un attentato terrorista a La Habana.

In questi 60 anni il popolo cubano, con il suo esempio e la sua etica, ha ispirato le lotte nei 5 continenti, si è battuto contro il tentativo di isolamento ed il criminale bloqueo degli Stati Uniti, per la restituzione della base di Guantanamo, ha dato esempio di resistenza, di dignità, di internazionalismo e antirazzismo, proteggendo le conquiste sociali.

In questi mesi in cui si intensificano gli attacchi della destra latino-americana e mondiale, Rifondazione Comunista riafferma la sua solidarietà, e continuerà ad essere al fianco del popolo e del governo cubano nel loro sforzo di sviluppare l’esperienza socialista, contro le forze retrograde e reazionarie che vorrebbero riportare indietro le lancette della storia e far tornare l’isola in uno stato di subordinazione alla potenza imperialista statunitense.

VIVA LA REVOLUCION CUBANA !!!

HASTA LA VICTORIA SIEMPRE !!!

 

Marco Consolo                                                                      Maurizio Acerbo

Responsabile Area Esteri                                                      Segretario Nazionale

PRC-SE                                                         Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

Venezuela: vittoria popolare per l’Assemblea Costituente

31 luglio 2017, by  
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Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea saluta il risultato straordinario di partecipazione al voto per eleggere i membri dell’Assemblea Costituente in Venezuela. Secondo i dati emessi dal CNE (Consiglio Nazionale Elettorale, uno dei 5 poteri in cui è articolato lo Stato venezuelano), gli elettori che hanno partecipato alla consultazione sono stati 8.089.320. Il consistente blocco sociale che sostiene il Governo Maduro si basa sul 41,53% di votanti (su una base elettorale di circa 20 milioni di elettori).
Un risultato particolarmente significativo, ottenuto dopo più di 3 mesi di manifestazioni violente organizzate dai settori oltranzisti dell’opposizione, in un clima di intimidazione squadrista che non è cessata neanche durante il voto. Anche nei quartieri ricchi di Caracas, una consistente parte della popolazione ha votato e non si è riconosciuta nelle posizioni dell’opposizione che aveva chiesto di astenersi, rifiutando il confronto elettorale.

Nonostante una situazione di grave crisi economica (per molti aspetti provocata artificialmente dall’esterno) e politica, il voto dimostra che il Venezuela desidera la pace e non vuole tornare alle politiche neoliberiste in vigore prima della vittoria di Chavez.

Naturalmente il risultato elettorale non risolve di per sé la crisi: in base al diktat di Washington alcuni governi neoliberisti latino americani (Argentina Brasile, Cile, Colombia, Messico, Colombia, Costa Rica, Panama e Perù) hanno dichiarato di non riconoscere il voto. In Europa il governo spagnolo e diversi dirigenti della UE (a partire da Federica Mogherini) si sono schierati con Trump, prefigurando scenari di conflitto destinati ad approfondirsi, in attesa di un intervento esterno. In Italia alcuni esponenti del Pd e del governo mentono sapendo di mentire e confermano il loro scandaloso appoggio ai settori oltranzisti dello squadrismo fascista.

Il risultato delle elezioni di ieri per l’Assemblea Costituente va rispettato e rappresenta un’occasione per superare la crisi, riprendendo il dialogo interrotto tra governo e opposizione, sostenuto anche dal Papa Francesco e da diversi ex-presidenti.

Il Prc – Se si congratula con il popolo venezuelano e con il suo legittimo governo guidato dal Presidente Costituzionale Nicolàs Maduro per questa vittoria della democrazia.

Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Acerbo (Rifondazione Comunista): “No all’intervento Usa in Siria. Quello di Trump è terrorismo internazionale”

8 aprile 2017, by  
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Non essendo bastati i tagliagole dell’Isis e di Al Qaeida arruolati in tutto il mondo ora Trump e Erdogan intervengono direttamente con le loro armi. Le atrocità dello Stato islamico, la cui avanzata i russi hanno fermato, da tempo sono scomparse dalla scena mediatica per ridare fiato alla narrazione sulla ferocia di Assad che giustifica l’intervento contro il diritto internazionale nel territorio di uno stato sovrano.
L’uso dei corpi dei bambini asfissiati dal gas ammucchiati per le foto serve a Trump per legittimare l’aggressione. Non so chi abbia usato il gas, non sono esperto di cose militari e non so districarmi tra gli assassini. So che Assad ha a disposizione l’aviazione russa e sta vincendo sul terreno. Perché fare un autogol del genere? Qualcosa non quadra ma non voglio avventurarmi in congetture. Sul campo operano potenze che certo non sono nuove all’uso del terrore. Certo non sono Trump e Erdogan dei campioni di democrazia dietro le cui insegne marciare. Non sono certo gli integralisti islamici armati dall’occidente e dai suoi alleati sauditi e turchi i combattenti per la libertà. Non facciamoci arruolare. Non beviamoci le balle di chi ha seminato morte e distruzione dall’Iraq alla Libia. Opponiamoci alla guerra senza se e senza ma. Invece di destabilizzare e alimentare una guerra senza fine sosteniamo le forze come i curdi in Turchia e Siria che si battono per pace, giustizia sociale, tolleranza, democrazia. Accogliamo i profughi che fuggono dalla guerra come i nostri padri furono accolti quando fuggivano dalle città bombardate. E’ chiarissimo fin dall’inizio che i settori americani più imperialisti e i loro alleati non hanno lavorato per favorire una transizione democratica e una pacificazione ma per rovesciare un regime, dissolvere uno stato sovrano, trasformarlo in un altro ‘stato fallito’ come son definiti con linguaggio cinico Libia, Somalia, Iraq ecc.
Qualsiasi giudizio sul regime di Assad non giustifica la guerra per procura in atto da anni in Siria.

E’ da notarsi che come già accaduto con Libia e Iraq gli americani a parole combattono l’islamismo ma bombardano e colpiscono regimi che avevano tanti difetti ma certo non erano amici dell’integralismo.
I missili di Trump non sono al servizio della democrazia e dei diritti umani, l’attacco americano è un atto di terrorismo internazionale. Informazione e politica europee e italiane non si allineino a un presidente americano fascistoide. Riprendiamo il ruolo di pace e mediazione che ci spetta nel Mediterraneo e in Medio Oriente.

Maurizio Acerbo

segretario nazionale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Ferrero: “Immenso dolore per la morte di Fidel Castro”

26 novembre 2016, by  
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Immenso dolore per la morte di Fidel Castro, rivoluzionario vittorioso a cavallo di due secoli, che ha difeso l’umanità dalla barbarie.

Fidel ha saputo guidare la lotta per la liberazione di Cuba dalla dittatura di Batista e l’ha saputa trasformare in una rivoluzione socialista. Fidel è stato protagonista della difesa della rivoluzione cubana dagli attacchi degli Usa, da quelli militari come quelli economici tutt’ora in vigore con il bloqueo.

In questa difficile situazione ha saputo trovare la strada per la costruzione del socialismo, dell’eguaglianza, della dignità e della libertà del popolo cubano. Ciao compagno Fidel, comunista non pentito, grazie per quel che hai fatto, riposa in pace. Continueremo la tua lotta per la dignità dei popoli, la giustizia e la libertà.

Paolo Ferrero,

segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea

Usa, Ferrero: “Sanders era l’unico che poteva vincere. Ha perso la Clinton, identificata coi poteri finanziari”

11 novembre 2016, by  
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Negli Usa l’unico che poteva sconfiggere Trump era Bernie Sanders, socialista e chiaramente schierato contro i potentati economici. Alle elezioni statunitensi non ha vinto Trump ma ha perso la Clinton che è stata identificata con i poteri finanziari.

Non a caso i voti per i candidati indipendenti e Verdi sono triplicati rispetto alle ultime elezioni e hanno determinato la sconfitta della Clinton. I Renzi, le Merkel e gli Hollande stanno aprendo la strada alle destre populiste e fascistoidi, solo una sinistra antiliberista può sconfiggere i poteri forti e le destre! Per questo anche in Italia proponiamo di dar vita ad una sinistra antiliberista, unitaria e di popolo, per far pagare i ricchi ed evitare la guerra tra i poveri.

Paolo Ferrero,

segretario nazionale di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

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