Tunnel di Buonviaggio? Progetto morto e sepolto in un territorio già fortemente dissestato

16 novembre 2010 - Scritto da  
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Ciclicamente nella nostra provincia c’è chi riapre un dibattito sul tunnel di Buonviaggio, politicamente e tecnicamente defunto da anni. Ma chi affronta la questione della mobilità promuovendo progetti ampiamente discussi (e parimenti bocciati) in questi ultimi vent’anni dove stava? Una certa classe dirigente ritiene opportuno utilizzare trovate demagogiche, puntando su sensazionalismi inesatti, avallando proposte avventate, costose, inutili e dannose, sulle quali già amministrazioni precedenti dei comuni coinvolti hanno dimostrato più lucidità e responsabilità. Parlare di grandi opere nell’italietta berlusconiana è assai accattivante per qualcuno, ma concretamente cosa comporterebbero?

Un tunnel che unisca Follo alla Spezia significherebbe cantierizzare l’area adiacente al torrente Durasca per lustri (memori del tunnel di S.Benedetto) investendo l’attuale viabilità, già seriamente compromessa, di mezzi pesanti e facendo pagare questa scelta con la salute dei cittadini di 4 comuni e celando due aspetti tecnici che responsabilmente andrebbero discussi: in primis le criticità idrogeologiche del nostro territorio potrebbero nascondere brutte sorprese come è successo a Marinasco, con danni ingenti alle abitazioni in seguito ai lavori.

Questo fa pensare che evidentemente ciò che è successo a Torenco ha insegnato poco o nulla. In secondo luogo il tunnel avrà effetti devastanti sul traffico della Spezia, vanificando i primi risultati di una politica attenta alla mobilità sostenibile, dai bus navetta al bike-sharing.

Il tunnel di Buonviaggio implica una miopia politica assai più grave di quella tecnica, pretendendo di risolvere problemi attuali con soluzioni desuete. Perché non concludere il PRUSST relativo alla complanare dell’A15? Quell’opera, senz’altro più fattibile e già programmata dalla Provincia, sgraverebbe la provinciale di Buonviaggio dal traffico proveniente dalla Lunigiana. Perché non puntare sul riammodernamento delle strade realizzando la rotonda che sostituirà la Casa Cantoniera di Bottagna e quella del pericolo incrocio sul Durasca? Senza contare che i tanti, troppi soldi che verrebbero gettati al vento con un “buco” potrebbero essere impiegati saggiamente nel rilancio della tutela e del riassetto idrogeologico della bassa val di Vara.

Il vero nodo politico è la mobilità e non la viabilità. Purtroppo nel dibattito attuale non vi è il ben che minimo cenno alla necessità di migliorare, potenziare e porre centralità al settore del trasporto pubblico, partendo dalle esigenze dei pendolari, piuttosto che sostenere il trasporto privato, o ad opere di ammodernamento e di adeguamento dei tracciati esistenti.

Ciò presupporrebbe un’attenta pianificazione urbanistica che globalmente è sempre più serva delle esigenze di cassa piuttosto che delle necessità dei cittadini. Peggio ancora si antepongono “Grandi opere” inutili a piccole opere necessarie: la messa in sicurezza idrogeologica del territorio. Questa è la vera responsabilità che si dovrebbero assumere amministratori concreti.

Il problema principale di questo modello sociale è che spesso il potere economico si sovrappone a quello politico e l’unico antidoto per sopperire al cattivo funzionamento della Democrazia, sotto i nostri occhi con i fatti giudiziari di questi giorni, è costruire una società critica che non si limiti ad accettare le cose per quello che sembrano facendosi domande e dicendo no ogni volta che è giusto dirlo, pronti al confronto con i cittadini.

William Domenichini
Resp.prov.le Ambiente e politiche del Territorio – PRC La Spezia

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