Un Outlet a Brugnato? Ovvero come uccidere commercio e assetto territoriale
Quale sviluppo per il nostro territorio traguardano amministratori che portano avanti progetti faraonici che si tradurranno in cattedrali nel deserto? Sentir parlare di outlet a Brugnato fa letteralmente rabbrividire e dimostra l’incapacità progettuale e la totale miopia programmatica di una classe dirigente che non pensa ai reali problemi quotidiani. Rifondazione Comunista ritiene indispensabile rilanciare la discussione politica su altri due temi fondamentali.
Il primo è le conseguenze catastrofiche che un centro commerciale simile avrà sul tessuto produttivo e distributivo locale dell’alta Val di Vara, uccidendo ogni possibilità di sopravvivenza del settore del commercio diffuso: salvare il piccolo commercio, le botteghe di piccoli artigiani nei centri storici è salvare la vitalità dei nostri borghi evitando che diventino (o restino) solo dei dormitori. Quando chiude uno di questi negozi si spegne un pezzo di vita comunitaria di un luogo e d’altra parte è impensabile che i piccoli negozi possano “resistere” alla concorrenza di centri commerciali come gli “outlet”.
Invece di proporre scelleratezze saremmo lieti di confrontarci su proposte concrete, come l’associazione di commercio e di attività in strutture simil-cooperativistiche in grado di avere livelli di produzione e distributivi capillari e diffusi, agendo su temi come gli affitti, sulla loro detassazione, su agevolazioni della tasse o tariffe di servizio. Non sfugge che l’attuale politica fiscale degli “studi di settore”, dove si misura il reddito con i metri quadri di utilizzo di un’attività, con le persone impiegate, l’energia elettrica consumata eccetera, è risultata del tutto “incongrua e incoerente”, dannosa e fallimentare proprio perché ha colpito in primis le attività marginali.
In secondo luogo occorre migliorare e strutturalizzare la vocazione del territorio e puntare sullo sviluppo di sistemi a filiera corta, sentiamo parlare di progetti devastanti, anche sotto l’aspetto ambientale. Anche su questo secondo punto arriviamo alla totale irresponsabilità di chi propone certe scelte: invece di buttare soldi in chimeriche “grandi opere” riteniamo indispensabile che la Val di Vara sia oggetto di un attento intervento strutturale di messa in sicurezza idrogeologica. Basta cemento, avanti con le opere idrauliche che consentirebbero non solo la tutela di quell’ambiente ma conseguenze fondamentali per la stabilità di tutto il bacino idrografico dei fiumi Vara e Magra.
Se andrà avanti la scellerata opzione di “mangiare” altro territorio alla piana fluviale, saremo di fronte all’ennesimo scelta negativa a danno di un’intera collettività, con ampie ricadute sull’intero territorio. I cittadini amegliesi sapranno che i loro guai non si risolveranno solo con interventi nella parte terminale del Magra e queste scelte scellerate porteranno ulteriori problemi all’intero bacino idrico.
diego
Scritto lunedì 24 gennaio 2011 alle 17:16
Sono d’accordo con voi,l’ennesima grande superficie in provincia ,ma perchè nessuno parla mai dello scandalo dell’area ex IP a Spezia ? Finchè l’ipermercato all’interno doveva essere di Carrefour ogni giorno si leggeva dei miasmi e dei danni che i lavori causavano alla popolazione,guarda caso da quando la proprietà del centro commerciale si è “convinta”a far entrare al posto di Carrefour Ipercoop liguria ,non ci sono più problemi ed i lavori proseguono speditamente.
Che schifo di città …